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Il Villaggio di S. Barbara

Poco più tardi della chiusura definitiva dell'attività dello zuccherificio della Società Valsacco, un'altra realtà industriale finì per interessarsi a quella stessa area. La necessità di dotarsi di una fabbrica di munizioni più efficiente di quelle che al momento erano operative sul territorio italiano indusse il governo a incaricare un giovane industriale, Leopoldo Parodi Delfino, di cercare una zona idonea.

Una concomitanza di circostanze favorevoli gli fece scegliere quella che era stata la sede dello zuccherificio, di cui finì per recuperare l'area e altri terreni circostanti. Alla realizzazione contribuì economicamente Giovanni Bombrini, per cui la società fu denominata Bombrini Parodi Delfino.

Fu chiamata manodopera specializzata da ogni parte d'Italia, ma soprattutto dal Piemonte, patria di efficienti artificieri, dalla Toscana, ricca di operai metalmeccanici, e dalle Marche, da dove vennero gli esperti in edilizia.

Fin dall'inizio dei lavori, infatti, era risultato evidente a Leopoldo Parodi Delfino che tutte le  persone che stavano lavorando per lui avessero bisogno di un alloggio dignitoso. Incaricò quindi l'architetto Michele Oddini di progettare un villaggio in cui avessero posto le strutture per l'amministrazione della fabbrica, le abitazioni, rigorosamente distinte, per operai e impiegati e tutta una serie di servizi sia essenziali (scuola, mercato coperto, farmacia...) che ricreativi (circoli dopolavoro, cinema teatro...).

Il villaggio, allora denominato Colle Ferro di Roma, fu inaugurato il 4 dicembre 1916, festa di S. Barbara, scelta come sua patrona in quanto protettrice da incendi ed esplosioni. La sua collocazione era stata scelta in un punto né troppo vicino né troppo lontano dalla fabbrica. Secondo un modello tipico di molti analoghi villaggi inglesi del tempo, ogni struttura abitativa o amministrativa era circondata dal verde, e anche le palazzine più modeste erano dotate di bagni.

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